Tesina Maturità: Emergenza Rifiuti a Napoli

Ruolo dei cittadini: effetto NIMBY (Not In My Back YardàNon nel mio giardino)

Le motivazioni che muovono le proteste della popolazione sono numerose: in primo luogo sono dovute al timore che le discariche riaperte e gli inceneritori in costruzione entrino nel vortice del malaffare. Non è tanto quindi la riattivazione delle discariche in se che preoccupa la popolazione ma il loro impatto ambientale dovuto alla cattiva gestione: infiltrazioni di percolato nei terreni adiacenti (il percolato è un liquido che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi), scarico e combustione di rifiuti tossici illegali con i gravi effetti biologici che la liberazione di diossine e fumi pericolosi oltre le soglie consentite possono provocare.

D’altra parte, come hanno evidenziato alcuni organi di informazione nei giorni successivi le proteste di Chiaiano, è possibile che tra la popolazione in rivolta vi fosse una rilevante presenza di camorristi ed affiliati. Questi vedono nella militarizzazione del sito, un ostacolo al proseguimento dei loro traffici illeciti.

In ogni caso non si può prescindere dal fatto che la popolazione impedisca i tentativi degli organi di governo di attuare una qualsiasi manovra d’emergenza per risolvere l’attuale situazione. Questa non collaborazione è definita in inglese attraverso un acronimo specifico: NIMBY, Not In My Back Yard ossia Non Nel Mio Giardino. Il fenomeno consiste in proteste contro la realizzazione di un’opera pubblica che è collettivamente riconosciuta di interesse ed utilità per la popolazione ma, a causa delle controindicazioni che questa può avere sull’ambiente locale, essa viene rifiutata e contestata. L’effetto NIMBY è presente in quelle zone dove la popolazione non viene direttamente interpellata sulla realizzazione dell’opera. La principale colpa recriminata alle istituzioni è quella di una totale carenza di informazioni per il cittadino che si sente maltrattato e posto all’ultimo gradino della scala sociale, privo di qualsiasi considerazione. Nonostante la regolamentazione attraverso una legge specifica, gli amministratori quasi mai si sentono in dovere di ragguagliare i cittadini sui benefici a cui si può andare incontro attuando l’opera pubblica.

Un grave rischio a cui si va incontro è la strumentalizzazione di questo fenomeno: la facile attribuzione della qualifica di NIMBY alle opposizioni ad un progetto può squalificare a priori le eventuali valide argomentazioni portate contro il progetto, ad esempio le critiche su vari aspetti del piano, dall’impatto ambientale alle valutazioni sulla sua effettiva utilità fino alle osservazioni in merito agli interessi economici che lo supportano. Pertanto, l’argomento NIMBY si presta ad essere usato pretestuosamente sia da quanti sostengono il progetto (“tutte le opposizioni sono causate dalla sindrome NIMBY”) che da quanti lo avversano (“i nostri argomenti non vengono ascoltati, sostenendo che si tratta solo di una protesta NIMBY”). Se la sindrome NIMBY colpisse ogni abitante della Terra diventerebbe di fatto impossibile prendere quei provvedimenti indispensabili a ogni comunità che risulterebbero fastidiosi per la relativa zona coinvolta. Si arriverebbe così al paradosso che pur riconoscendo un impianto come essenziale, o comunque valido, non si riuscirebbe ugualmente a erigerlo. Gli anglofoni, per indicare la degenerazione estrema della sindrome NIMBY, utilizzano l’acronimo BANANA che sta per Build Absolutely Nothing Anywhere Near Anything (lett. “Non costruire assolutamente nulla in alcun luogo vicino a niente”).

Pubblicato da

Vincenzo Ferme

Quando ho voglia scrivo di ciò che mi pare. Parlo di ciò che mi gira per la testa, di ciò che vedo, di ciò che faccio. Pubblico guide, recensioni, notizie, critiche e tutto ciò che mi passa sotto mano e che penso sia interessante.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.