Recita la “quarta” di copertina
“Era un paese molto più semplice e povero. Facevamo il morbillo e il servizio militare. Giocavamo per strada e avevamo sempre le ginocchia sbucciate. La marcia più alta era la quarta. C’erano le diapositive, Sandokan e i gettoni del telefono. Però il futuro non era un problema ma un’opportunità”.
Difficile “interpretare”-comunicare le sensazioni di un libro (sia per la difficoltà di descriverle sia perché il tutto può come è giusto essere “soggettivo”/legato a considerazioni personali); posso però dire su quanto Aldo Cazzullo ci “racconta” che effettivamente dovremmo sempre avere memoria delle cose prima di lamentarci. Anche se quest’ultima azione tende ad essere lo sport preferito di molti.
Da pag. 4
“…L’Italia su cui aprivamo gli occhi, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, non era il paradiso in terra. Anzi, era senz’altro peggiore di quella di oggi. Era un paese scosso da tensioni, talora da tragedie. Era un paese più inquinato: fabbriche in città, acciaierie in riva al mare, nubi tossiche, ciminiere, smog. Era un paese più violento: scoppiavano bombe fasciste nelle banche e sui treni; brigate comuniste sparavano a politici e magistrati, poliziotti, giornalisti, operai; la borghesia era terrorizzata dai sequestri di persona. Era un paese infinitamente più maschilista, in cui i “femminicidi” non facevano notizia…”
Da pag. 9
“…potranno vivere molto meglio dei padri e dei nonni. Che non hanno trovato tutto facile; anzi, hanno superato prove che oggi non riusciamo nemmeno a immaginare. Hanno combattuto guerre, abbattuto dittature, ricostruito macerie. Hanno fatto di ogni piccola gioia un’assoluta felicità anche per conto dei commilitoni caduti nelle trincee di ghiaccio e nel deserto. Hanno perso i loro fratelli per malattie che oggi si guariscono con tre pastiglie. E hanno vegliato figli e nipoti per altre malattie che oggi si evitano con un vaccino”.
e chi leggeva queste righe ha “vissuto” un padre e un nonno esattamente in questa situazione.
Un libro che ci fa fare mente locale ai “nostri anni”…e al fatto che forse lamentarsi non è il metodo di affrontare le cose, perchè significa prima di tutto essere senza memoria. Dobbiamo sempre ricordare…e affrontare.
Da pag. 108
“Ma il segno dei tempi fu il telefonino. I primi si videro a Italia ’90: enormi, orrendi, ma destinati a cambiarci la vita. In molti ne fecero uno status symbol, altri li considerarono cafoni, tutti alla fine si arresero alla loro inevitabilità. Fu un mutamento epocale nelle abitudini, al punto che oggi ci pare impossibile di averne fatto serenamente a meno per tanti anni. Già pareva una magia il fax; a maggior ragione gli sms, le mail, Internet….”
Una lettura che consiglio, per guardarsi meglio dietro e davanti. Da leggere le considerazioni finali, ma…non voglio anticiparvi tutto ;).
Buona vita.